DOLOMITI BLUES&SOUL FESTIVAL l’ultimo weekend di un festival di grande successo

DOLOMITI BLUES&SOUL FESTIVAL 2024:

L’ULTIMO WEEKEND DI UN FESTIVAL DI GRANDE SUCCESSO

Ultimo weekend per il Dolomiti Blues&Soul che dal 13 luglio ha regalato al sempre numerosissimo pubblico di villeggianti oltre 20 appuntamenti, ossatura di questa rassegna itinerante di musica d’autore nel cuore delle Dolomiti Bellunesi.
Una evento che si mantiene da 23 edizioni, in quella che è una vera e propria celebrazione della montagna sulle profonde note della musica afroamericana, dalle piazze di Cortina d’Ampezzo al piccolo borgo di Pozzale, passando per la casa natale del pittore Tiziano e per le antiche segherie della Valle del Boite. 

Sarà il rock al fulmicotone dei T.R. E.S. Radio Express Service aprire le danze venerdì 16 agosto a Borca di Cadore, per passare il testimone al blues, funk e soul di Sir Waldo Weathers per l’occasione accompagnato dall’Organ Trio di Henry Carpaneto la sera seguente a San Vito di Cadore prima della definitiva chiusura domenicale della Jazz Experience Orchestra sempre a San Vito. 

Per questa 23esima edizione la rassegna Dolomiti Blues&Soul scende in campo al fianco della sezione territoriale di Libera, associazione che dal 1995 promuove i valori della giustizia sociale. 

Un finale di grande valore in tutti i sensi per questa edizione del Dolomiti Blues&Soul Festival 2024.

Ore 21.00 – T.R.E.S. Radio Express Service

Si scrive T.R. E.S. Radio Express Service, si legge Roberto LutiSimone Luti e Rolando Cappanera. Un trio con oltre 30 anni di attività, nato nel lontano 1989, quando fondarono la First Experience, in onore degli Experience di Hendrix. erano poco più che bambini, tra i 12 e i 14 anni. Ma la strada era già ben tracciata: quella della musica, accompagnandoli come veri e propri fratelli uniti da una sola passione: quella che ogni concerto, ogni brano, ogni nota sanno sprigionare sul palco.. Un incrocio di stili diversi che parte dal Blues. Un concerto di pura dinamite, una valanga di energia e improvvisazione, con una solida sezione ritmica rock, funky e groove, su cui la chitarra di Roberto conduce il viaggio. 

Sul Palco: 

Roberto Luti – chitarra 
Rolando Cappanera – batteria 
Simone Luti – basso


Ore 21.00 – Sir Waldo Weathers with Henry Carpaneto Organ Trio
Ingresso: 15 euro

Sir Waldo Weathers artista, entertainer, musicista membro della James Brown Band per più di 15 anni, sta ora girando il mondo con il suo progetto personale.

Dopo le varie esperienze con The Nite-Liters 1968-70, Charley Pride (1979- 1989), Johnny Taylor (1985-1987), Phil Collins (2010-2011) e James Brown su tutti, sta promuovendo i propri lavori discografici assieme alla sua ultima collaborazione con Henry Carpaneto (Pianissimo – Orangehomerecords), incontrato a Bamberg Germania dove Henry era in tour con Tony Coleman, ultimo batterista di BB King.

Nominato “Best European Blues Piano Player” dicono di lui: “Henry è senza dubbio uno dei migliori musicisti Blues in Europa” – Otis Grand. “He’s my piano man” – Jerry Portnoy – Muddy Waters band.

Ecco come nasce una musica sopraffina contaminata dalle due anime Funk e Blues di questo super combo!

Are you ready for the Pope of Funk, with Soul, Rhythm & Blues?

Sul Palco:

Lorenzo Bergamino – batteria
Alberto Colombo – chitarra

Opening act : VERENA UNPLUGGED | Verena Sambo – voce, Antonio Basei – chitarra


Ore 18.00 – Jazz Experience Orchestra

La Big Band è un ensemble musicale composto principalmente da strumenti a fiato con trombe, tromboni, sassofoni e a volte flauto e clarinetto, accanto a una sezione ritmica e armonica costituita da pianoforte, basso e batteria. Il repertorio delle big band vede le sue radici nella musica jazz, sviluppatasi a New Orleans a cavallo tra il XIX e il XX secolo, per poi caratterizzare, con varie evoluzioni, tutto il Novecento fino almeno agli anni Ottanta.

Il repertorio di questa energica Orchestra spazia dallo swing degli anni Trenta e Quaranta, con alcuni grandi classici di Duke Ellington, Benny Goodman, Glenn Miller e Count Basie, per arrivare a toccare alcune evoluzioni che il jazz in questa formazione ha vissuto dagli anni Sessanta agli Ottanta.


Una delle aree naturalistiche più belle e celebri al mondo sono le Dolomiti Bellunesi, dal 2009 iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale grazie alla loro bellezza e unicità paesaggistica e all’importanza scientifica a livello geologico e geomorfologico.Le Dolomiti non sono un’interrotta catena di cime, bensì nove sistemi montuosi, complessivamente per un’area di 142 mila ettari di territorio, separati tra loro da vallate, fiumi ed altri gruppi di montagne che per il 70% si trovano nel territorio della provincia di Belluno, in Veneto.Quest’area comprende i maggiori gruppi dolomitici, come le Tre Cime di Lavaredo, il Civetta, la Moiazza, la Marmolada, le Tofane, il Sorapis, e la Croda Rossa d’Ampezzo, l’Antelao, e si costituisce di diverse località: Cortina d’Ampezzo, Arabba Marmolada, Cadore-Auronzo-Misurina, Alto Cadore-Valle del Boite, il Civetta, la Conca Agordina, la Valle del Biois, il Feltrino e la Val Belluna.

Il Dolomiti Blues&Soul Festival quest’anno fa parte del Cadore Dolomiti Music Festival, che vede ente capofila la Magnifica Comunità di Cadore ed è finanziato dal progetto strategico “Grandi Eventi” sostenuto dal Fondo Comuni Confinanti – programma dei progetti strategici per la Provincia di Belluno e dalla Regione del Veneto, con il sostegno della Fondazione Cariverona. Si tratta di un cartellone condiviso, che mira a comunicare e promuovere il Cadore come “terra musicale”, valorizzando l’antichissima e diffusa tradizione delle Dolomiti cadorine, e nel contempo preserva la specificità di ciascuna proposta, per far percepire la varietà e la ricchezza di generi musicali, di ospiti, di linguaggi. 

Link utili:
https://www.dolomitibluesandsoul.it/7-eventi-collaterali 
https://www.dolomitibluesandsoul.it/1–festival-2024
Link: Facebook: 
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Instagram: https://www.instagram.com/dolomitiblues/ 
mail: info@dolomitibluesandsoul.it 
Sito: https://www.dolomitibluesandsoul.it/ 



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Todi: MARK DI SUVERO. SPACETIME

L’esposizione dedicata a uno dei più importanti scultori viventi legati alla generazione dell’espressionismo astratto, punto di riferimento per l’arte ambientale e pubblica a livello internazionale, presenta l’opera Neruda’s Gate, collocata in piazza del Popolo.

La rassegna si completa nella Sala delle Pietre di Palazzo del Popolo dove, fino al 6 ottobre, saranno allestiti alcuni dipinti di grandi dimensioni.

TODI (PG) | FESTIVAL DELLE ARTI

DAL 24 AGOSTO AL 27 OTTOBRE 2024
LA FONDAZIONE PROGETTI BEVERLY PEPPER
PRESENTA LA MOSTRA DI

MARK DI SUVERO
SPACETIME
A cura di Marco Tonelli

Dal 24 agosto al 27 ottobre 2024, Todi (PG) rende omaggio a Mark di Suvero (1933), tra i più importanti scultori viventi legati alla generazione dell’espressionismo astratto e punto di riferimento per l’arte ambientale e pubblica a livello internazionale.

L’iniziativa, curata da Marco Tonelli, promossa dalla Fondazione Progetti Beverly Pepper, in collaborazione con il Comune di Todi, si tiene nell’ambito della quarta edizione del Festival delle Arti e propone una personale dell’artista statunitense di origini italiane, la prima in Italia dopo il 1995, diffusa nel centro della cittadina umbra.

Il percorso espositivo si apre idealmente da piazza del Popolo che accoglie la grande scultura Neruda’s Gate (2005), dedicata al poeta cileno, deceduto pochi giorni dopo il colpo di stato di Augusto Pinochet dell’11 settembre 1973. Si tratta di un enorme portale, alto circa 8 metri, verniciato di rosso, colore tipico di molte delle sculture in acciaio dell’artista americano. La struttura, leggermente inclinata, è attraversata da una lunga trave di acciaio per creare un effetto dinamico che ne accentui la forza espressiva e drammatica.

L’opera, che al termine della mostra rimarrà a Todi con un contratto di comodato d’uso, è uno dei vari omaggi a personaggi famosi che di Suvero ha realizzato nel corso della sua lunga carriera, come a scienziati e matematici quali Galileo, Keplero o Lobotchevsky, compositori quali Schubert, Scarlatti o Mozart o ad altri poeti come Baudelaire, Rilke, Marianna Moore, Gerard Manley Hopkins o Yeats. La scultura sottolinea inoltre l’impegno politico che di Suvero ha spesso esplicitato nei suoi lavori che, seppur astratti e geometrici, non possono dirsi estranei a un coinvolgimento emotivo ed esistenziale verso i fatti della realtà e delle vicende storiche.

La mostra, dal titolo Spacetime, per sottolineare il suo interesse verso i concetti di materia e antimateria, relatività, spazio a quattro dimensioni, gravità e fisica quantistica, prosegue all’interno della Sala delle Pietre di Palazzo del Popolo dove, fino al 6 ottobre 2024, vengono presentati alcuni dipinti di grandi dimensioni, provenienti dalla sua collezione personale e dal suo studio a New York, realizzati in acrilico e pittura fosforescente, tra 2014 e 2022. Tali dipinti esprimono il senso ludico e partecipativo – il pubblico può illuminarli con delle piccole torce facendo apparire colori inattesi – che la poetica di Mark di Suvero ha sviluppato fin dagli anni ’60, oltre che manifestare il significato di “drawing in space” che la storica dell’arte Rosalind Krauss ha dato a tanta scultura in ferro prodotta nel XX secolo.

Mark di Suvero è l’autore del manifesto che accompagnerà la 38^ edizione di Todi Festival, uno dei principali appuntamenti culturali italiani e umbri che spazia dal teatro alla musica, alle arti visive, che aprirà in concomitanza con il Festival delle Arti, con la direzione artistica di Eugenio Guarducci.

“La scelta di Mark di Suvero – afferma Marco Tonelli – come artista e testimonial del Festival delle Arti di Todi, è motivata non solo dall’importanza che ricopre lo scultore nella storia dell’arte moderna e contemporanea e in particolare per la scultura cosiddetta “tardoindustriale” (di cui è praticamente l’ultimo esponente), ma anche da un legame di continuità con l’opera della scultrice americana Beverly Pepper, che aveva scelto Todi e l’Italia come sua seconda patria e luogo di vita e lavoro. Beverly Pepper, infatti, a partire da una intervista rilasciata nel 1998 a Heidi Landecker, non ha mai nascosto la sua ammirazione per Mark di Suvero, da lei inserito in un pantheon ideale a fianco di scultori come Brancusi, David Smith e Richard Serra”.

La rassegna sottolinea il legame che si era instaurato tra Beverly Pepper e Mark di Suvero; i due esposero insieme in numerose collettive, tra il 1968 ed il 1995, allestite in musei pubblici statunitensi (tra cui l’Albright Knox Art Gallery di Buffalo e il William College Museum of Art di Williamstown), in prestigiose gallerie private (come John Weber Gallery o John Berggruen Gallery) o in spazi pubblici dedicati alla scultura come il Socrates Sculpture Park di Long Island a New York. Senza dimenticare la loro presenza congiunta in importanti collezioni di scultura come quella dell’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington o dello Storm King Art Center presso New York. Nel 1995, le opere di Pepper e di Suvero furono esposte, fianco a fianco, lungo la Riva degli Schiavoni sul Canal Grande di Venezia in occasione della Biennale del Centenario.

Durante il periodo di apertura dell’esposizione si terrà una serie di iniziative collaterali gratuite (solo su prenotazione, T. 339.1184278), come Spacetime tour, visite guidate ai luoghi della mostra, I love Contemporary Art, trekking urbani sull’arte contemporanea a Todi, Kids Art Day, attività laboratoriali per bambini dai 4 ai 10 anni e famiglie sull’arte contemporanea con un educatore d’infanzia specializzato.

Accompagna la rassegna un catalogo a cura di Marco Tonelli

Mark di Suvero nasce a Shanghai il 18 settembre 1933 da genitori italiani (Matilde Millo di Suvero e Vittorio di Suvero. Nel 1941 si trasferisce con la famiglia a San Francisco. Nel 1954-56 frequenta la University of California a Santa Barbara e poi a Berkeley e inizia a dipingere e a scolpire. Nel 1957 si trasferisce a New York, dove scopre l’Espressionismo astratto, entra a far parte della cooperativa di artisti raccolti nella March Gallery, espone opere in gesso e in cera. Nel 1959 inizia a creare sculture in legno di risulta, prelevato da edifici demoliti. L’anno seguente rimane vittima di un grave incidente mentre lavora, per mantenersi, in un cantiere edile. Nel 1963 è tra i fondatori della Park Place Gallery. Nel 1964 realizza la sua prima scultura all’aperto e tre anni più tardi, una volta imparato a usare gru e tecniche di saldatura, crea la prima grande scultura all’aperto in acciaio Are YearsWhat? (for Marianne Moore).

Nel 1971, contrario alla guerra in Vietnam, lascia gli Stati Uniti per l’Europa. Allo Stedelijk Van Abbemuseum di Eindoven è organizzata una sua personale, che si estende ai giardini della città e, nel 1975, è il primo artista vivente a esporre ai Jardin des Tuileries a Parigi. In quello stesso anno termina la guerra in Vietnam e rientra negli Stati Uniti. Il Whitney Museum of American Art di New York gli dedica quindi una retrospettiva con opere allestite in vari punti della città. Nel 1977 crea la Athena Foundation, un’associazione dedita a sostenere gli artisti che desiderano creare sculture di grandi dimensioni, e lo Socrates Sculpture Park a Long Island City, New York. Riceve numerosi premi, come il Lifetime Achievement in Contemporary Sculpture Award dall’International Sculpture Center nel 2000, e l’Heinz Award in the Arts and Humanities nel 2005. Vive e lavora tra New York, Petaluma, in California, e Chalon-sur-Saône, in Francia.


MARK DI SUVERO. SPACETIME
Todi (PG), Piazza del Popolo; Sala delle Pietre di Palazzo del Popolo
24 agosto – 27 ottobre 2024
 
Todi (PG), Sala delle Pietre – Palazzo del Popolo
24 agosto – 6 ottobre 2024
 
Ingresso gratuito
 
Orari:
dal 24 agosto al 1° settembre, tutti i giorni, 10.30 – 12.30; 16.00 – 19.30
dal 2 settembre, solo venerdì sabato e domenica, 10.30 – 12.30; 16.00 – 19.30
 
Informazioni
T. 346.5147236 (anche WhatsApp)
 
Sito internet: www.fondazioneprogettibeverlypepper.com  
 
Social:
Facebook: @ProgettiPepper 
Instagram: @fondazionep_beverlypepper 
 
Ufficio stampa Todi
Staff Sindaco di Todi
Gilberto Santucci | T. 075.8956212 | ufficio.stampa@comune.todi.pg.it
 
Ufficio stampa mostra
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia | tel. +39.02.36755700 | clara.cervia@clp1968.it | www.clp1968.it

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Il Festival del Vento e della Pietra in anteprima

La decima edizione della rassegna “L’Energia dei Luoghi – Festival del Vento e della Pietra 2024” inizia con un’anteprima nata dall’incontro sinergico con altri due importanti momenti dell’estate a Duino Aurisina: il Festival Internazionale delle Arti DNA del Comune di Duino Aurisina /Devin Nabrežina e la Festa di San Rocco.

ANTEPRIMA DELLA RASSEGNA “L’ENERGIA DEI LUOGHI – FESTIVAL DEL VENTO E DELLA PIETRA / Polifonia carsica”
Domenica 18 agosto

Domenica 18 agosto 2024, in collaborazione con ZaTroCaRaMa, Jus Comunella Nabresina Gemeinde, CASA C.A.V.E., SKD Igo Gruden-Aurisina e le Associazioni Locali per San Rocco, sono proposti due eventi di grande interesse naturalistico e artistico:

Alle ore 16.30, con ritrovo al Piazzale Cava Romana – Aurisina Cave, è in programma un itinerario con veduta panoramica dei due magnifici bacini marmiferi (Ivere 1 e 2), organizzato nell’ambito del progetto del Museo diffuso Kamen / La via della pietra n. 1.  Prenotazione obbligatoria all’itinerario: info@estplore.it / tel. 340 7634805 (Sara). 

Segue, alle ore 18.00, al Bacino IVERE3 – Aurisina Cave, lo spettacolo “CLAP CLAP”, scritto e interpretato dall’attore e regista Giulio Settimo e dal batterista, performer e body percussionist Anselmo Luisi.

Dedicato ad adulti e bambini, CLAP CLAP si ispira al suono di due mani che giocano, che si danno il cinque, che applaudono, e si trasforma in un divertente spettacolo musicale: mani e corpo possono produrre ritmo e fare musica e CLAP CLAP è un crescendo sino a diventare un concerto di body percussion. Alla fine i due performer guidano il pubblico a scoprire singolari potenzialità musicali. 

Dopo questa coinvolgente anteprima, la rassegna “L’Energia dei Luoghi – Festival del Vento e della Pietra” continuerà in settembre, mantenendo il format vincente di questi ultimi quattro anni, che propone un concept identificativo con i luoghi carsici di riferimento. La rassegna, infatti, dal Comune di Duino Aurisina – Devin Nabrežina, si estenderà verso il “mondo transfrontaliero” dando impulso allo spirito di cooperazione, alla ricerca artistica più attuale, all’ipotesi di un turismo interessato e consapevole dei territori di riferimento. 

In occasione della presentazione del programma della rassegna (a inizio settembre) saranno illustrati il concept di quest’anno  “Polifonia carsica” – ideato da Fabiola Faidiga e Maddalena Giuffrida, che sarà perseguito attraverso alcune importanti proposte transfrontaliere – e i temi trattati, intesi come significativi catalizzatori di identità e sviluppo in un’ottica poetica e di incontro fra i popoli.


Media Relations Aps comunicazione
Federica Zar
zar@apscom.it

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Ai Diamanti, in arrivo il grande Cinquecento ferrarese

La mostra Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso costituisce la seconda tappa di una più ampia e ambiziosa indagine del tessuto culturale e artistico intitolata Rinascimento a Ferrara. 1471-1598 da Borso ad Alfonso II d’Este, vale a dire la stagione compresa tra l’elevazione della città a ducato e il suo passaggio dalla dinastia estense al diretto controllo dello Stato Pontificio. 

IL CINQUECENTO A FERRARA
Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
12 ottobre 2024 – 16 febbraio 2025

Naturale prosecuzione di Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa (Palazzo dei Diamanti, 18 febbraio – 19 giugno 2023), l’esposizione racconta le vicende della pittura del primo Cinquecento a Ferrara, dagli anni del passaggio di consegne da Ercole I d’Este al figlio Alfonso (1505) fino alla morte di quest’ultimo (1534), committente raffinato e di grandi ambizioni, capace di rinnovare gli spazi privati della corte come quelli pubblici della città. La scomparsa della generazione di Cosmè Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti aveva lasciato Ferrara alle prese con la difficile sfida di un ricambio artistico di alto livello. Nel 1496 la scelta di ingaggiare Boccaccio Boccaccino indica la volontà di adottare un linguaggio più moderno, addolcito e morbido. All’inizio del nuovo secolo si sviluppa così una nuova scuola, meno endemica e più aperta agli scambi con altri centri, che ha come protagonisti Ludovico Mazzolino, Giovan Battista Benvenuti detto Ortolano, Benvenuto Tisi detto Garofalo e Giovanni Luteri detto Dosso.

Mentre Garofalo e Dosso sono noti al pubblico, e il loro percorso è stato approfondito in maniera organica in diverse occasioni, per Mazzolino e Ortolano si tratta di un debutto assoluto, e quanto mai necessario per illustrare compiutamente e comprendere meglio il variegato panorama della pittura ferrarese dei primi decenni del XVI secolo.

Nati a Ferrara negli stessi anni, i due maestri percorrono strade piuttosto diverse: Ludovico Mazzolino (c. 1480 – c. 1528), formatosi sui modelli di Ercole de’ Roberti e del primo Lorenzo Costa, orienta il suo linguaggio in senso anticlassico, guardando alla pittura e alle incisioni tedesche, da Martin Schongauer ad Albrecht Dürer. Nonostante dimostri di conoscere Boccaccino e la pittura veneziana, come anche Raffaello e la cultura antica, la sua arte è sempre animata da accenti visionari e da una vitalità rumorosa che lo pone a buon diritto tra gli “eccentrici” attivi nell’Italia settentrionale. Si specializza in quadri d’impeccabile fattura destinati al collezionismo privato raffiguranti scene gremite di personaggi dai tratti fisionomici caricati, quasi grotteschi, del tutto insofferenti agli ideali di grazia ed equilibrio predicati da Perugino e dai suoi seguaci.

L’estro bizzarro di Mazzolino spicca con evidenza ancora maggiore quando lo si confronta con l’atteggiamento di Giovan Battista Benvenuti detto Ortolano (c. 1480/85 – c. 1530), caratterizzato invece da un naturalismo convinto e sincero. Dopo l’esordio influenzato dai modi dolci di Boccaccino, Costa e Francesco Francia, Ortolano si orienta dapprima verso la cultura veneziana di Giorgione per poi avvicinarsi alle novità proposte da Raffaello. Accanto alle grandi pale d’altare eseguite nel terzo decennio, veri e propri capolavori connotati da un «classicismo […] naturalizzato per via del lume illusionistico» (Longhi), produce numerosi quadri destinati alla devozione privata, dove l’ispirazione raffaellesca si accende di suggestioni venete, evidenti soprattutto nella resa del paesaggio. Impossibile non rimanere incantati dalla spontaneità con cui l’artista si approccia alla realtà: una luce chiara isola i personaggi e indugia silenziosa sugli oggetti; nella (apparente) semplicità delle composizioni si avverte il senso dell’arcano.

Tra i riferimenti di Ortolano figura certamente Benvenuto Tisi detto Garofalo (1481 – 1559). Formatosi presso Domenico Panetti e Boccaccino, dimostra fin da giovane una grande intelligenza figurativa, che gli consente di misurarsi tempestivamente con tutte le novità che andavano affiorando nei maggiori centri della penisola. Durante il primo decennio del Cinquecento si accosta alla pittura veneziana e a Giorgione, per poi spostare il baricentro dei propri interessi verso l’Italia centrale. Nel corso della sua lunga carriera, Garofalo è il principale interprete e divulgatore ferrarese dello stile di Raffaello, di cui comprende perfettamente la portata e di cui segue lo svolgimento con attenta diligenza. Le sue pale d’altare, dalla maniera pacata ed elegante, popolano le chiese cittadine, mentre i preziosi dipinti da cavalletto sono presenti in gran numero nelle collezioni private.

Parallelamente a Garofalo si muove Giovanni Luteri detto Dosso (c. 1486 – 1542), uno degli artisti di punta della corte di Ferrara sotto i governi di Alfonso I e di Ercole II. Nato nel piccolo ducato di Mirandola, esordisce a Mantova e nel 1513 si trasferisce a Ferrara dove lavora (proprio insieme a Garofalo) al celebre polittico Costabili nella chiesa di Sant’Andrea (oggi alla Pinacoteca Nazionale). Durante la giovinezza la sua pittura risente dell’influenza di Giorgione e Tiziano, dai quali trae una magnifica profondità di colore e una luce tutta veneziana. All’epoca della sua prima opera sicuramente datata, la spettacolare Madonna col Bambino in gloria e santi per il duomo di Modena (1521), è già avvenuto un contatto con Michelangelo e la cultura romana: da qui in poi Dosso sviluppa uno stile personale, colto e divertito, grazie anche a una particolare sintonia con Alfonso I. Se Garofalo monopolizza le commissioni ecclesiastiche, Dosso è padrone del campo delle imprese ducali, in cui affronta temi allegorici e mitologici, desunti spesso dall’Ariosto.

La scena della pittura cittadina non sarebbe infine completa senza le opere di Domenico Panetti, Boccaccio Boccaccino, Lazzaro Grimaldi, Niccolò Pisano, il Maestro dei Dodici Apostoli: grazie al contributo di questi maestri, presenti assieme ad altri (Fra’ Bartolomeo, Romanino, Amico Aspertini, Albrecht Dürer) nel percorso espositivo, che avrà una naturale estensione nelle sale della Pinacoteca Nazionale al piano nobile di Palazzo dei Diamanti, la mostra accompagnerà il visitatore attraverso una stagione incredibilmente ricca, dove l’antico e il moderno, il sacro e il profano, la storia e la fiaba si fondono in un mondo figurativo che può definirsi, in una parola, ferrarese.


IL CINQUECENTO A FERRARA 
Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso 
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
12 ottobre 2024 – 16 febbraio 2025 

Mostra a cura di 
Vittorio Sgarbi e Michele Danieli 
con la direzione di 
Pietro Di Natale

Organizzata da 
Fondazione Ferrara Arte e Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara 

in collaborazione con 
Direzione Generale Musei e Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura

con il patrocinio di
Ministero della Cultura  

Informazioni e prenotazioni
tel. 0532 244949 | diamanti@comune.fe.it 
www.palazzodiamanti.it

Ufficio Stampa
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo 
www.studioesseci.net tel. 049663499 
rif. Simone Raddi simone@studioesseci.net

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La 33ma edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze

La 33ma edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze si prepara ad accogliere a Palazzo Corsini 80 gallerie con 14 nuove prestigiose partecipazioni internazionali.

780 saranno gli ospiti che giungeranno da tutto il mondo per l’esclusiva cena di Gala – già sold-out – del 26 settembre a Palazzo Corsini la cui “regia” è affidata a Gucci Osteria da Massimo Bottura, altrettanto esclusiva sarà la cena in programma il 27 settembre che si terrà nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio per l’evento charity a favore della Fondazione Andrea Bocelli. Una serata unica per quanti vorranno assistere alla performance canora del maestro Bocelli e partecipare all’asta di beneficienza a sostegno dei progetti nazionali e internazionali della Fondazione stessa. Accanto a BIAF per l’edizione 2024, come main sponsor, c’è GUCCI.

BIAF 
Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze
La grande mostra dell’Arte Italiana
Firenze, Palazzo Corsini 
28 settembre – 6 ottobre 2024

Gallerie di antica tradizione come Colnaghi, fondata addirittura nel Settecento, Agnews, londinese è del 1817, la galleria Enrico Frascione – la cui famiglia si occupa di dipinti antichi dalla fine dell’800 e vanta la partecipazione alla Biennale di Firenze dalla prima edizione nel 1959 – e ancora Botticelli Antichità, inaugurata proprio nel 1959, Bacarelli e Longari.

La maggior parte delle gallerie che esporranno alla BIAFha all’attivo in media dai 30 ai 50 anni di esperienza come Sarti, Tornabuoni, Lampronti, Piva, Sperone & Westwater, Dickinson il cui fondatore Simon Dickinson in passato ha scoperto opere di Botticelli, Tiziano e Rubens, tra i molti.

Tutte queste gallerie, piccole o grandi che siano, hanno contributo a formare il gusto dei collezionisti internazionali e hanno venduto – e tuttora vendono – capolavori ai musei più importanti al mondo.

Dietro a ogni pezzo esposto vi sono, quasi sempre, anni di nuovi studi e ricerche, restauri ed expertise per offrire al mercato opere inedite, rare e nelle condizioni ottimali di conservazione, criterio fondamentale soprattutto nel settore dell’antico, naturalmente.

Non fanno eccezione a questi elevati standard le Gallerie di recente fondazione o dirette da giovani galleristi, che porteranno a palazzo Corsini nuove scoperte e rarità. Tornano a Firenze Caretto & Occhinegro e Romano Fine Arts ed entra per la prima volta Flavio Gianassi con sede a Londra, che esporrà un’accurata selezione di dipinti e sculture italiane dal XIV al XVII secolo tra i quali una grande croce dipinta di Giovanni da Rimini e tre piccoli tondi di Bicci di Lorenzo. Prima partecipazione anche per altre due gallerie estere molto prestigiose: Lullo Pampoulides (Londra) e Rob Smeets (Ginevra).

Su tutte, sia che trattino l’antico che il contemporaneo, vigilerà il Comitato di Vetting composto da 55 esperti dei vari settori (dipinti, sculture, ceramiche, arredi, disegni, argenti). Un pool di studiosi chiamato a verificare ogni singolo oggetto prima che le porte di Palazzo Corsini aprano ufficialmente.

Un primo sguardo alle opere che saranno proposte nella prossima edizione ci conferma che, ancora una volta, la BIAF sarà la “più importante mostra dell’arte Italiana al mondo”, come afferma Fabrizio Moretti, Segretario Generale della manifestazione.

Botticelli Antichità proporrà una testa del vescovo Andrea de’ Mozzi (1296-1300 ca.), attribuita a un collaboratore di Arnolfo di Cambio, frammento del monumento funebre conservato nella chiesa ormai distrutta di San Gregorio della Pace, oggi inglobata nel Museo Bardini. Questa opera, oltre ad aver fatto parte della collezione Bardini per decenni, raffigura un personaggio importante per lo sviluppo artistico della Firenze del Duecento. Il vescovo Andrea de’ Mozzi ha firmato il contratto con Arnolfo di Cambio per la facciata del Duomo e ha promosso la realizzazione di Santa Croce e dell’Ospedale di Santa Maria Nuova.

Maurizio Canesso, che festeggia i 30 anni di attività, propone al mercato italiano una Madonna col Bambino di Bronzino (1525-1526), una tavola di uno dei maggiori protagonisti della pittura fiorentina, autore rarissimo e sempre amato dal grande collezionismo. La tavola è una straordinaria testimonianza di un cruciale momento della carriera del Bronzino: la lezione del Pontormo è ancora vivida ma già si intravedono i caratteri della pittura cristallina e pura così tipica della maturità del pittore.

Tra i protagonisti dello stand di Carlo Orsi vi sarà una Madonna con il Bambino e Santa Maria Maddalena di Tiziano Vecellio. Questo olio su tela, databile tra il 1555 e il 1560, è stato riconosciuto come un autentico capolavoro del maestro veneziano da illustri esperti d’arte, tra cui Federico Zeri. La maestria dell’esecuzione e l’ottimo stato di conservazione la rendono qualitativamente superiore persino alle versioni con medesimo soggetto conservate in alcuni dei musei più prestigiosi al mondo (Museo di Capodimonte, Galleria degli Uffizi, Hermitage di San Pietroburgo).

Altomani & Sons segnala una recente scoperta: un Ritratto della granduchessa Vittoria Della Rovere, dipinto dall’artista marchigiana Camilla Guerrieri (Fossombrone, 1628 – Pesaro, 1690). Questo capolavoro, all’interno della sua cornice originale, celebra la prima emancipazione femminile, unendo un ritratto femminile, un’artista donna e una mecenate di spicco.

La Galleria Caretto & Occhinegro presenterà un raro “Paesaggio Notturno con Storie di Cerere” di Jan Brueghel I, detto dei Velluti. L’artista trascorse un fondamentale periodo di viaggio e studio nella Penisola, da Milano fino a Roma, dove la sua fama lo rese uno dei più celebrati pittori fiamminghi. Nell’opera le figure sono le protagoniste di un mito classico incentrato su Cerere e sono realizzate dall’importante pittore Frans Francken II, mentre il paesaggio è di mano del Brueghel.

Colnaghi ha scelto un’opera dell’artista Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno, 1600 – Roma, 1670) Natura morta con fiori in un vaso di vetro, 1640-1650 circa (tempera su pergamena con tracce di matita nera). La bella miniatura, originariamente montata su una lastra di rame, recentemente restaurata è in ottime condizioni. Giovanna Garzoni può probabilmente essere considerata la più grande miniaturista del XVII secolo in Italia. Nata nelle Marche da una famiglia di artisti e artigiani veneziani, si formò a Venezia presso Palma Il Giovane e Tiberio Tinelli, che divenne suo marito.

Da Orsini Arte e Libri, un’opera unica nel suo genere, su pergamena, considerata la nobile antenata della carta, legata strettamente alla storia della famiglia proprietaria della splendida residenza che ospita la Biennale dal 1997, rappresenta l’elemento più curioso e insolito dello stand. Si tratta di una coppia di miniature dell’artista veneziano Antonio David raffiguranti i ritratti di papa Clemente XII (Lorenzo Corsini, 1652-1740) e del nipote cardinale Neri Maria Corsini (1685-1770), entrambe ricavate su un grande foglio di pergamena finemente e fittamente intagliato.

Alla Firenze di Cosimo III de’ Medici e di Giovanni Battista Foggini, ci introducono le proposte della Galleria di Alessandra di Castro: un rarissimo set di otto candelieri di bronzo dorato – lucido e opaco – dal disegno e dalle forme geniali, realizzato nei primi anni del Settecento, e una tela di Volterrano che, dipinta magistralmente con una tecnica compendiaria, sfrutta tutte le potenzialità espressive del non-finito per evocare la figura di Onfale, eroina del mito che riuscì a sottomettere Ercole rendendolo schiavo.

Da Robilant+Voena, un’opera eccezionale: un maestoso dipinto di Andrea Appiani, il Ritratto di Achille Fontanelli (1813). Questo quadro è probabilmente l’ultimo capolavoro ritrattistico dell’artista, poiché nell’aprile dello stesso anno Appiani fu colpito da un ictus che lo rese incapace di dipingere per gli ultimi anni della sua vita. Il protagonista, Achille Fontanelli (1775-1838), fu un comandante militare delle forze napoleoniche in Italia e nel 1802 fu aiutante di campo di Napoleone.

La Galleria Tettamanti porterà, di Eliseo Sala un Ritratto del Rustem Bey, Giovanni Timoteo Calosso, olio su tela, del 1854. Noto come Rustem Bey, titolo ricevuto durante il suo servizio alla Sublime Porta presso il Sultano dell’Impero ottomano Mahmud II (1785- 1839), Calosso è celebrato per essere l’autore delle “Mémoires d’un vieux soldat”, considerate fra le più attendibili e autorevoli testimonianze sulle Campagne napoleoniche in Europa.

Da Società di Belle Arti sarà in evidenza un’opera di Vittorio Corcos del 1900, è un ritratto ricco di fascino di Anna Belimbau, moglie dell’amico Adolfo Belimbau. Al centro di un interno estremamente scenografico, identificabile in uno degli ambienti della loro abitazione fiorentina, possiamo vedere la sua figura slanciata, avvolta in una elegante redingote. È datato 1900 anche il busto in cera e gesso Antioco di Medardo Rosso, che sarà possibile ammirare alla Galleria Gomiero.

Antonacci Lapiccirella punta su un pastello divisionista di Umberto Boccioni (Ritratto di giovane, 1905 circa). Questo raro pastello divisionista è una finestra sul periodo pre-futurista dell’artista, un tuffo nella mente creativa di Boccioni, giovane genio in fermento che stava per rivoluzionare il mondo dell’arte con il suo spirito innovatore.

La Richard Saltoun Gallery si presenta per la prima volta a BIAF e lo farà con uno stand dedicato a tre artiste italiane: l’innovativa minimalista Bice Lazzari (1900-1981), la pionieristica ceramista Franca Maranò (1920-2015) e la rinomata scultrice e pittrice Antonietta Raphaël (1895-1975). Tutti e tre le artiste hanno avuto un ruolo determinante nella formazione dell’arte italiana del dopoguerra e, in anni recenti, sono state protagoniste di importanti mostre personali istituzionali.

Per il Novecento sono annunciate anche opere di Le Corbusier da Tornabuoni Arte, Alberto Savinio da Sperone Westwater con un “Notturno” del 1950, un De Chirico del 1933 da Farsetti intitolato Le figlie di Minosse (Scena antica in rosa e azzurro II).

Anteprima stampa: giovedì 26 settembre
Anteprima collezionisti su invito: venerdì 27 settembre

La Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze è uno dei più importanti eventi dedicati all’arte italiana del panorama internazionale, con oltre 25.000 visitatori per l’edizione del 2022 e un ricco programma culturale e di premi coinvolge l’intera città, alimenta un ingente indotto di cui beneficiano numerose realtà del territorio.

MEMBRI COMITATO DIRETTIVO
Sara Funaro – Presidente
Riccardo Bacarelli – Firenze – Vice Presidente
Enrico Frascione – Firenze – Vice Presidente
Fabrizio Moretti – Firenze – Segretario Generale
Massimo Bartolozzi – Firenze
Bruno Botticelli – Firenze
Alessandra di Castro – Roma
Fabrizio Guidi Bruscoli – Firenze
Carlo Orsi – Milano
Luigi Salvadori – Firenze
Furio Velona – Firenze
 
Con il Patrocinio di: Regione Toscana, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze
 
Realizzato con il contributo di: Fondazione CR Firenze e Camera di Commercio di Firenze
 
Main Sponsor: GUCCI
 
Sponsor: ARTE GENERALI, Sotheby’s International Realty, International Motors, Fratelli Piccini, Hotel Savoy

Partners: Fán Huā Chinese Film Festival, ESE European School of Economy

Media partners: Apollo, Artedossier, Artribune, Artslife, The Burlington Magazine, exibart, Finestre sull’Arte, Tendencias del Mercado

“La 33esima edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze – ha detto la sindaca Sara Funaro – ci offre ancora una volta l’opportunità di immergerci nella bellezza e nella ricchezza dell’arte, grazie alla presenza di 80 gallerie provenienti da tutto il mondo. Un appuntamento che rappresenta ormai un punto di riferimento fondamentale per il collezionismo internazionale e un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati d’arte di ammirare da vicino opere rare e preziose. Un ringraziamento particolare va agli organizzatori, alle gallerie partecipanti e a tutti coloro che contribuiscono a rendere la Biennale un evento di successo e in costante crescita”.

“Questa 33esima edizione è la testimonianza del grande lavoro svolto negli ultimi anni da Fabrizio Moretti – ha detto il presidente Eugenio Giani – che oggi offre a Firenze, alla Toscana e al mondo una Biennale internazionale dell’Antiquariato di altissima qualità grazie alla presenza di antiquari di notevole livello e a pezzi unici ed eccezionali, degni di stare in un museo. Siamo pertanto felici di presentare un evento tanto prestigioso, che con la sua presenza e le sue opere contribuisce ad arricchire la città e la regione di una vetrina tanto importante e autorevole per la nostra arte”.

“Questa edizione si preannuncia come una delle più belle sotto la mia gestione. – dichiara Fabrizio Moretti Segretario generale BIAF -. Abbiamo i migliori mercanti del mondo che verranno ad esporre i loro capolavori a Palazzo Corsini. Come sempre, la Biennale diventerà un museo in vendita. Ringrazio i membri del comitato, e la segreteria per aver reso questo evento possibile, che rimane una delle fiere mercato più importanti al mondo.”


ORARI E BIGLIETTI
Orari: tutti i giorni dalle ore 10,30 alle ore 20,00. 
Biglietti: € 15,00 Intero; €10,00 ridotto
Biglietteria online su Ticketone
 
PRENOTAZIONI
La prenotazione è obbligatoria solo per i gruppi
055 282635 – info@biennaleantiquariato.it
 
Per info: www.biaf.it
 
UFFICI STAMPA 
 
Italia:
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
www.studioesseci.net
Tel. 049 663499; rif. Roberta Barbaro; roberta@studioesseci.net
 
Toscana:
Ester di Leo
Tel. 055 223907 – 348 3366205; esterdileo@studioesterdileo.it
 
Estero
Matthew Brown
Tel. +44 (0)7989 446557; matthew@sam-talbot.com       
 
Francia
Gaëlle de Bernède – GB Communication
Tel. + 33 (0)1 75 4346 80; contact@gbcom.media
 
Social Media Manager – Matteo Mizzoni 

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Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore) e – qualora non fosse di per sé chiaro – specifichiamo che sono state fornite a Experiences S.r.l. dagli Organizzatori o dagli Uffici Stampa degli eventi, esclusivamente per accompagnarne segnalazioni o articoli inerenti.
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Roma: Carlo Riccardi nel 2016 lanciò l’idea delle Olimpiadi della Cultura 

Sono passati 38 anni dalla calda mattina del 16 agosto del 1986 quando Carlo Riccardi avvolgeva incravattando l’obelisco  di Piazza del Popolo, L’inatteso Happening destò stupore tra romani e turisti, increduli e incuriositi dall’accorrere di molti vigili urbani che circondarono l’obelisco e l’artista Carlo Riccardi mentre svolgeva la sua performance artistica.

Incravattando l’obelisco di Piazza del Popolo con una MaxiTela dipintal’artista  intendeva sensibilizzare l’opinione pubblica e i media  sullo stato dei monumenti italiani e spingere le istituzioni a valorizzazione e tutelare l’immenso patrimonio artistico del Bel Paese.

Ferragosto 1986 Carlo Riccardi incravattava l’Obelisco di Piazza del Popolo nel 2016 lanciò l’idea delle Olimpiadi della Cultura

Nessun artista aveva mai realizzato un’esposizione del genere. 
Riccardi, precursore della Street Art con le sue enormi opere creò il movimento “Art on the way” portando in giro le sue MaxiTele dalle piazze delle città alle periferie e nei piccoli e grandi paesi. Le MaxiTele mobili di Riccardi avevano un forte impatto visivo sul pubblico e il pregio di non occupare stabilmente le superfici esterne degli edifici, dei veri blitz artistici  che inaspettatamente apparivano e sparivano lasciando immutato il contesto dei luoghi interessati dall’ evento.

Carlo Riccardi, è nato ad Olevano Romano il 3 ottobre del 1926, oltre a dipingere dal 1950 è uno dei primi fotografi Italiani ad aver creato un’archivio di oltre tre milioni di immagini che raccontano la storia del nostro paese.

Negli anni 70 Riccardi inizia a portare in giro in Italia ed all’estero le sue MaxiTele. Tra le tante opere realizzate: La maxi tela a Piazza delle Signoria a Firenze, la MaxiTela realizzata per Giovanni Paolo II e srotolata nella sala Nervi in Vaticano, quella al Chiostro di S. Domenico a Siena, quella al Teatro Impero di Terracina, l’esposizione alla Galleria Raphael in Romerplatx Rathaus a Francoforte. Altre performance a Barcellona e Basilea. Nell’estate del 1987 svolge esposizioni con varie MaxiTele a Roma presso San Pietro, Castel Sant’Angelo, Piazza Navona, presso la  Basilica di San Pietro, sotto l’obelisco del Foro Italico,  e sulla spiaggia di Ostia.

Molto particolare fu l’esposizione subacquea nel mare di Ponza, al meeting di Rimini, e durante l’expo di Milano. Riccardi è stato inoltre protagonista di un’iniziativa straordinaria realizzata con il patrocinio della Regione Lazio: percorse 5000 chilometri per “incravattare” e “fasciare” con maxi tele lunghe sino a 300 metri, scorci di paesi, paesaggi e monumenti italiani.

Nel 2016  per festeggiare il 30° anniversario dalla prima esposizione, insieme a 50 artisti ed amici tornò ad esporre in Piazza del Popolo una MaxiTela dal titolo “Diamoci una mano” per attirare l’attenzione sull’importanza della cultura e dell’ Arte come mezzo di unione tra i popoli. Lanciando l’ Idea delle Olimpiadi della Cultura

Tra le sue mostre più rappresentative la celebre “Art Obama”, curata e organizzata dall’Istituto Quinta Dimensione: sessanta dipinti dedicati al presidente americano Barack Obama. Le opere, di particolare originalità, sono state realizzate sulla base delle prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali e internazionali – dal Corriere della Sera al New York Times – che in occasione delle elezioni presidenziali diedero il benvenuto all’uomo del “Yes, We Can”. 

Negli anni 70 diede vita al movimento Quinta Dimensione che portò alla realizzazione del Manifesto pittorico della Quinta dimensione, firmato da oltre 60 artisti italiani e stranieri, tra i quali Pericle Fazzini, Sante Monachesi, Emilio Greco, Umberto Mastroianni, Luigi Montanarini, Franco Gentilini, Sandro Trotti, Gianni Testa, Alessandro Piccinini, Pierre Carnac, Suriano, Aldo Riso, 7 David, Michele De Meo, Niki Berlinguer, Remo Brindisi e molti altri.

Nel Manifesto Carlo Riccardi aveva dipinto il simbolo della Quinta Dimensione (un cerchio con due parallele) con la pittura fluorescente, oggi dopo oltre 50 anni dalla sua creazione il simbolo della Quinta Dimensione è ancora visibile al buio.

Il Manifesto aveva come messaggio “Riportare l’Uomo al centro”, cioè riportare nel mondo artistico e del lavoro l’attenzione all’essere umano, un manifesto cosmopolita per la contaminazione positiva, nel rispetto dei valori e dei costumi dei popoli del mondo, fondendoli per dare vita a nuove visioni artistiche e sociali: Nel manifesto sono elencate tre le componenti principali:

l’Antropocentrista per riportare l’umanità al centro del suo ambiente,
La Cibernetica per rendere l’utile operato delle macchine più in sintonia con l’essere umano
La Astrale per una visione dell’essere umano oltre la fisicità.

Negli anni 70 Pierre Carnac, scrittore, antropologo e storiografo di Salvador Dalí, ha dichiarato in proposito: “Nel 4000 un solo quadro ricorderà il nostro tempo, il cerchio luminoso di Carlo Riccardi”. Carlo Riccardi e morto il 13 dicembre 2022 i funerali si sono svolti nella Chiesa degli artisti a Roma in Piazza del Popolo


Da Maurizio Riccardi maurizio.riccardi@agrpress.it 

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Un omaggio a De André e ai cantautori della scuola genovese 

Le più belle canzoni di Fabrizio De André, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi, Paolo Conte e Ivano Fossati in programma dal 14 al 21 agosto a Grassano, Pomarico, Bernalda, Marconia e Miglionico. Direzione e arrangiamenti del Maestro Vito Andrea Morra per cinque concerti che esalteranno l’Orchestra e la voce di Mario Rosini.

L’ORCHESTRA SINFONICA DI MATERA PROSEGUE IL TOUR DELLA PROVINCIA CON UN OMAGGIO A DE ANDRE’
E AI CANTAUTORI DELLA SCUOLA GENOVESE

Le piazze di Grassano, Pomarico, Bernalda e Marconia e il Castello del Malconsiglio di Miglionico saranno le cornici degli appuntamenti d’agosto, dal 14 al 21, dell’Orchestra Sinfonica di Matera (Osm) che in grande formazione e diretta dal Maestro Vito Andrea Morra eseguirà una serie di concerti dedicati a Fabrizio De André e ai cantautori della scuola genovese.

In programma le più belle e note fra le canzoni dei cantautori che hanno rivoluzionato la musica leggera italiana. A interpretare successi senza tempo come Il cielo in una stanza di Gino Paoli, Vedrai, vedrai di Luigi Tenco, Il nostro concerto di Umberto Bindi e Ritornerai di Bruno Lauzi, la voce di Mario Rosini.

“La stagione concertistica estiva 2024 dell’Osm prosegue con la produzione De André e i cantautori genovesi: una notte di musica d’autore. Cinque concerti che vedono la nostra Orchestra, impegnata con un grande organico, nell’esecuzione di brani di celebri autori fra cui Ivano Fossati e Paolo Conte – afferma il direttore artistico della formazione orchestrale Saverio Vizziello – il Maestro Morra ha curato gli arrangiamenti di queste canzoni per esaltare il ruolo dell’organico strumentale e la bella voce di Mario Rosini”.

Gli appuntamenti dei concerti intitolati De André e i cantautori genovesi: una notte di musica d’autore si terranno: mercoledì 14 agosto in piazza Purgatorio a Grassano, venerdì 16 in piazza della Liberazione a Pomarico, lunedì 19 in piazza San Bernardino a Bernalda, mercoledì 20 in piazza Elettra a Marconia e, ultima data, giovedì 21 agosto al Castello del Malconsiglio a Miglionico. L’orario d’inizio dei concerti è alle ore 21:00.

“L’Orchestra Sinfonica di Matera sarà impegnata con altre due date, il 17 agosto in piazza Montegrappa a Borgo La Martella a Matera e il 18 agosto nel piazzale del Castello Normanno a Tricarico con la formazione di soli archi: violini, viole. violoncelli e contrabbassi nel concerto Serenate d’amore per orchestra d’archi – ricordala presidente della Fondazione Orchestra Sinfonica di Matera, Gianna Racamato – un concerto che è stato molto apprezzato dal pubblico che ha avuto modo di ascoltarlo nelle prime 8 date del tour nella provincia di Matera. Brani di elevata difficoltà esecutiva che i 20 archi della nostra Orchestra hanno interpretato con bravura sotto l’accorta e magistrale direzione del Maestro Pietro Mianiti”.

Calendario appuntamenti fino al 21 agosto:
 
·      Mercoledì 14 agosto ore 21:00 – piazza Purgatorio – Grassano
DE ANDRÉ E I CANTAUTORI GENOVESI: UNA NOTTE DI MUSICA D’AUTORE
Musiche di: Fabrizio De André; Luigi Tenco; Bruno Lauzi; Gino Paoli; Umberto Bindi; Paolo Conte; Ivano Fossati
Voce: Mario Rosini
ORCHESTRA SINFONICA DI MATERA
Direttore: Vito Andrea Morra
Repliche De André:
·      Venerdì 16 agosto ore 21:00  – piazza della Liberazione – Pomarico
DE ANDRÉ E I CANTAUTORI GENOVESI: UNA NOTTE DI MUSICA D’AUTORE
 
Repliche Serenate d’amore:
·      Sabato 17 agosto ore 21:00 – La Martella – Matera
SERENATE D’AMORE per orchestra d’archi
Musiche: Simple Symphony, op. 4 di Benjamin Britten; Suite Holberg op. 40 di Edvard Grieg; Antiche danze ed arie per liuto, terza suite Trascrizione libera per orchestra d’archi di Ottorino Respighi.
Voce recitante: Romina Presicci
ORCHESTRA SINFONICA DI MATERA
Direttore: Pietro Mianiti
·      Domenica 18 agosto ore 21:00 – Piazzale Castello Normanno – Tricarico
SERENATE D’AMORE per orchestra d’archi

Repliche De André:
·      Lunedì 19 agosto ore 21:00 – piazza San Bernardino – Bernalda
DE ANDRÉ E I CANTAUTORI GENOVESI: UNA NOTTE DI MUSICA D’AUTORE
·      Mercoledì 20 agosto ore 21:00 – piazza Elettra – Marconia
DE ANDRÉ E I CANTAUTORI GENOVESI: UNA NOTTE DI MUSICA D’AUTORE
·      Giovedì 21 agosto ore 21:00 – Castello del Malconsiglio – Miglionico
DE ANDRÉ E I CANTAUTORI GENOVESI: UNA NOTTE DI MUSICA D’AUTORE

La Fondazione Orchestra Sinfonica di Matera è partecipata da Comune di MateraProvincia di Matera e Conservatorio Egidio Romualdo Duni di Matera che ne sostengono le attività.

A queste istituzioni si aggiungono: il Ministero della Cultura che ha ammesso l’Orchestra al percorso per il riconoscimento quale ICO Istituzione Concertistica Orchestrale e la sostiene attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus), e la Regione Basilicata, che la sostiene con fondi regionali.

La stagione concertistica estiva 2024 si svolge in collaborazione con i Comuni di: Bernalda, Colobraro, Grassano, Marconia, Matera, Miglionico, Montalbano Jonico, Montescaglioso, Pomarico, Rotondella, Salandra e Tricarico. 


Sissi Ruggi
addetto stampa
della Fondazione Orchestra Sinfonica di Matera – FOSM
e-mail ufficiostampa@orchestrasinfonicamatera.it

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HENRI CARTIER-BRESSON e l’Italia

Dal 28 settembre al 26 gennaio, a Palazzo Roverella di Rovigo viene proposta la più importante mostra monografica italiana su Henri Cartier-Bresson, incentrata sul lungo rapporto tra il maestro francese e il nostro paese.
La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, è realizzata in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e la Fondazione CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, con la curatela di Clément Chéroux, e Walter Guadagnini, direttori delle rispettive Fondazioni.

HENRI CARTIER-BRESSON e l’Italia
Rovigo, Palazzo Roverella
28 Settembre 2024 – 26 gennaio 2025

Mostra a cura di Clément Chéroux e Walter Guadagnini

Per la prima volta viene documentato in maniera esaustiva e approfondita il rapporto tra colui che è stato definito “l’occhio del secolo” e l’Italia. Attraverso circa 200 fotografie e numerosi documenti – giornali, riviste, volumi, lettere -, la mostra ripercorre le tappe di un rapporto iniziato prestissimo, già negli anni Trenta, e proseguito sino al momento in cui Cartier-Bresson ha abbandonato la fotografia, negli anni Settanta.

Scandita cronologicamente, la mostra inizia con il primo viaggio italiano avvenuto all’inizio degli anni Trenta da un giovanissimo Cartier-Bresson (nato nel 1908), che aveva appena abbandonato definitivamente la pittura per la fotografia, in compagnia dell’amico André Pieyre de Mandiargues, giovane poeta e scrittore, e della sua compagna, la pittrice Leonor Fini. Da questo viaggio di piacere, il fotografo scatta alcune delle sue immagini più famose, tutte presenti nella sezione di apertura della mostra.

Il secondo viaggio, non meno significativo, avviene all’inizio degli anni Cinquanta e tocca l’Abruzzo e la Lucania, allora terre di grande interesse culturale, sociologico e per l’appunto fotografico, emblema di quel Sud in cui si affrontavano tradizione e modernità, povertà e cambiamenti sociali. Figura centrale nella costruzione dell’immagine del Sud e in particolare di queste regioni è lo scrittore e pittore Carlo Levi, riferimento fondamentale per i tanti fotografi, italiani e stranieri, che si muovono tra Matera e i paesi del territorio, tra cui Scanno nei pressi di L’Aquila, divenuta celebre proprio grazie agli scatti di Cartier-Bresson e più tardi di Giacomelli. Particolarmente interessanti, anche dal punto di vista storico, sono le immagini della distribuzione delle terre, un momento cruciale nella storia recente del Paese.

Divenuto ormai una leggenda vivente della fotografia, Cartier-Bresson ritorna a più riprese in Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta realizzando servizi per le grandi riviste illustrate dell’epoca, tra cui “Holiday” e “Harper’s Bazaar”, dedicati soprattutto a Roma, Napoli, Venezia, le grandi città che suscitano l’interesse dei lettori stranieri, e a Ischia e alla Sardegna, tappe che permettono al fotografo di esercitare il suo sguardo sugli usi e i costumi del paese e dei suoi abitanti. In particolare, i diversi scatti realizzati a Roma restituiscono appieno il clima di quegli anni e la specificità di un paese non ancora omologato alla dominante cultura proveniente da oltreoceano. Alcune di queste immagini confluiscono non a caso in uno dei libri più noti del fotografo, “Les Européens” (1955), nel quale si racconta la nuova Europa che è ormai in pieno sviluppo dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale.

La mostra ha i suoi ultimi sviluppi e la sua chiusura con le immagini dei primi anni Settanta dedicate ancora a Matera, un vero e proprio ritorno sui luoghi frequentati vent’anni prima, in cui è facile leggere continuità e discontinuità del tempo, l’avanzare della modernità e la persistenza delle identità locali, e con quelle dedicate al mondo del lavoro industriale, tra Olivetti e Alfa Romeo, che spostano invece l’attenzione specificamente sulle nuove modalità di vita del periodo.

La mostra è composta di opere vintage provenienti dalla Fondation Cartier-Bresson, ed è accompagnata da testi esplicativi in ogni sala e da un catalogo, edito da Dario Cimorelli Editore, che riporta tutte le opere esposte, i saggi dei due curatori e di Carmela Biscaglia, quest’ultimo dedicato alle vicende e ai personaggi che hanno reso unico il rapporto di Cartier-Bresson con la Basilicata.   


Palazzo Roverella
www.palazzoroverella.com 
Fondazione Cariparodott. Roberto Fioretto
Responsabile Ufficio Comunicazione
roberto.fioretto@fondazionecariparo.it 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI
Sergio Campagnolo
Ref. Simone Raddi simone@studioesseci.net

Quando ottant’uno anni fa l’esercito tedesco era in ritirata

Il 14 agosto di ottant’uno anni fa l’esercito tedesco era in ritirata. Dopo lo sbarco alleato in Sicilia del 10 luglio 1943, i tedeschi si andavano ritirando in direzione di Messina, lungo le strade statali 113 e 114, da Palermo e da Catania, saccheggiando e uccidendo civili e carabinieri italiani.

Mercoledì 14 agosto 2024, a ottant’uno anni di distanza, l’Anpi di Messina ricorda due episodi di quella cruenta e brutale ritirata. Alla stessa ora, alle 19, partecipa a due iniziative di commemorazione delle vittime della barbarie nazista.

Il 14 agosto 1943, viene ucciso a Sant’Alessio Siculo il parroco, don Antonio Musumeci, con altri due civili che il parroco aveva provato a difendere perché minacciati dai tedeschi. Anni fa, con una relazione di monsignor Giuseppe Scarcella, si proponeva l’inserimento di don Musumeci nel Martirologio dei Martiri del XX secolo e, se la Congregazione delle Cause dei Santi lo ritenesse opportuno, nel “Martirologio romano”. Un paio di anni fa una petizione di circa 600 cittadini, raccolte dalla sezione locale dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, consegnata al parroco Luciano Zampetti, ha provato a rilanciare questa proposta. Successivamente l’ANPI di Messina, nelle persone del presidente e del suo vice, hanno incontrato il Vescovo ausiliare don Cesare Di Pietro per sostenere l’inizio dell’iter contemplato dalla Chiesa per il processo di beatificazione previsto per i martiri cristiani: successivamente a tale incontro il Vescovo di Messina ha acquisito le 600 firme che erano rimaste sconosciute alla Diocesi per tre anni.

Mercoledì 14 agosto 2024, alle ore 19 durante la celebrazione nella chiesa parrocchiale di S. Maria delle Grazie di S. Alessio Siculo, officiata dal parroco mons. Letterio Maiorana, saranno ricordati il sacrificio e l’opera pastorale di don Antonio Musumeci.

L’ANPI sarà presente con una delegazione del comitato provinciale e della sezione locale della zona jonica.

Le sezioni ANPI messinesi e la CGIL, anche quest’anno, ricordano la strage di Chiusa Gesso (Orto Liuzzo), compiuta dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, il 14 agosto 1943. Le vittime furono cinque carabinieri e un civile. Un altro carabiniere, Santo Graziano, si salvò poiché i tedeschi lo credettero morto.

Vittime: • Antonino Caccetta, 33 anni, carabiniere • Antonino Da Campo, 29 anni, carabiniere • Stefano Giacobbe, 40 anni, civile • Nicola Pino, 33 anni, carabiniere • Tindaro Ricco, 43 anni, carabiniere • Antonio Rizzo, 42 anni, carabiniere.

Per 80 anni questo eccidio è stato cancellato dalla memoria della città di Messina e del Paese; nonostante fosse stata aperta un’inchiesta della magistratura militare, gli assassini non furono mai individuati.

In tempi recenti il ritrovamento delle carte processuali, un articolo sulla rivista dell’Arma dei Carabinieri e vari articoli sulla stampa locale e nazionale hanno fatto riemergere il ricordo di questa strage caduta nel dimenticatoio e rimasta impunita.

L’ANPI e la CGIL avendo tra i loro compiti storici quello di tenere viva la memoria del grande sacrificio di vite umane che ha accompagnato il secondo conflitto mondiale, la caduta della dittatura e la creazione della nostra Democrazia, hanno assunto l’iniziativa di ricordare alla cittadinanza di Messina e al Paese questi tragici avvenimenti con una lapide in cui sono riportati i nomi delle vittime all’interno di un’opera artistica. Detta lapide è stata scoperta in occasione di una rievocazione che si è tenuta un anno fa, a ottanta anni dalla strage.

Mercoledì 14 agosto 2024, alle ore 19, sul sagrato della chiesa della Madonna di Montalto a Orto Liuzzo, si terrà una breve cerimonia commemorativa, per ricordare, assieme ai parenti delle vittime, gli innocenti caduti nell’eccidio. Dopo gli interventi di Giuseppe Martino, presidente provinciale dell’Anpi, di Patrizia Caminiti, presidente della sezione Anpi di Messina, e di Pietro Patti, segretario provinciale della Cgil, si terrà un momento di preghiera a cura della Comunità di S. Egidio.


Anpi – Associazione nazionale partigiani d’Italia
Comitato provinciale di Messina
comunicato stampa – 11 agosto 2024

Mr. Tambourine è passato a Roma – Recensione di Anthony Spaggiari

‘I was in another lifetime, one of toil an’ blood 
When blackness was a virtue and the road was full of mud 
I came in from the wilderness, a creature void of form 
“Come in”, she said, “I’ll give you shelter from the storm”

“Shelter from the storm” di Bob Dylan.

Iniziava cosi’ il 28 luglio scorso lo spettacolo a Roma dedicato a Robert Allen Zimmerman (il cantautore e musicista statunitense Bob Dylan), suonato e cantato da un quartetto di bravi musicisti, scritto e interpretato da Ezio Guaitamacchi, con Davide Van De Sfroos, Andrea Mirò e Brunella Boschetti, per la drammaturgia dello stesso Guaitamacchi.

Alla Casa del Jazz, un luogo incantevole, immerso in un parco fatto di pini alti, ancora immuni alla cocciniglia che sta massacrando la gran parte dei loro simili. Uno dei tanti gioielli di Roma bella. Un sito confiscato a un certo Nicoletti, boss della Banda della Magliana, che entrando mostra un lungo elenco di gente uccisa dalla mafia e dalle organizzazioni criminali. Guardare quell’elenco mette i brividi, sono tanti, troppi. 

Tra le sedie un caldo fatto di buio e di piccoli chiacchiericci. Escono ventagli di ogni forma, Roma è rovente, anche di notte.

L’età media è quella dei vecchi sessantottini, il luogo fatto di pace e di una pacata accoglienza. Il parco è curato e gli alberi troneggiano con le loro chiome arroganti. 

I quattro sul palco emozionano, fanno tornare indietro negli anni. Quegli anni nei quali la musica e i suoi testimoni erano i nostri compagni di viaggio. 

E allora dai ad ascoltare le vicende di questo menestrello strambo, figlio artistico di Woody Guthrie e innamorato di Buddy Holly, che racconta la sua vita sulle note di ballate ormai fissate nel tempo. 

“Mr Tambourine man” cantata dai Birds che diventa la numero uno per la prima volta per Dylan, nelle vendite.

“Just like a woman” una bellissima canzone d’amore scritta per farsi perdonare da una modella che lavorava con Andy Wharhol, tale Edie Sedgwick.

“All long the Watchtower” scritta contro il meccanismo perverso cavalcato dai suoi manager per fare solo quattrini.

“Hurricane” dedicata alla vicenda di Rubin Carter pugile nero accusato di un triplice omicidio, dal quale fu scagionato dopo diciannove anni di galera.

“Like a rolling stone” dedicata ad una sua amica che morirà giovanissima di droga, forse la stessa di “Just like a woman”.

“My back pages” una delle tante canzoni di protesta nel quale un ragazzo di ventitré anni dice quello che pensa.

“The times they are a changing” che rivendica le lotte contro il razzismo, la povertà e l’ingiustizia.

“Masters of war”, scritta nel 1963, sembra il testo di una canzone di oggi. Dove nulla sembra essere cambiato, dove l’Umanità continua pedissequamente a ripetere gli orrori che la storia ci ha inutilmente lasciato.

Non ascolteremo invece “A hards rain gonna fall” e “Knockin’ on Heaven’s Door” perdendo quindi la possibilita’ di  conoscere le storie che le accompagnavano.

E così un brano dopo l’altro appoggiato alle sue vicende ritrovo giorni della mia giovinezza e la serata vola via. Il pubblico ha gradito, il concerto finisce e siamo contenti. Roma bella ci accompagna verso casa.

Mi piacciono questi incontri musicali, dove la musica viene accompagnata dalle storie, dal contesto e dal racconto del momento vissuto dall’artista. La sola traduzione delle parole di un pezzo non sempre è sufficiente, aneddoti e curiosità rendono invece il brano più comprensibile.

C’è una bellissima trasmissione televisiva su Rai3 che si chiama “Via dei Matti numero 0” con Stefano Bollani, che suona e racconta la musica proprio in questo modo. Bollani e il suo talento, la sua capacità di stare con la gente per raccontare di sè e della musica in modo del tutto naturale. Anche lui ha omaggiato il pubblico romano, recentemente, alla Cavea dell’Auditorium.

Ha suonato di tutto, con il pianoforte non conosce confini. Ha eseguito brani suoi, blues, musica classica e canzoni. Tra le più bizzarre: “Faceva il palo della Banda dell’ortica” di Jannacci e “‘O Sarracino di Carosone, il tutto sempre accompagnato da un commento attento e mai banale.

Ascoltare. Anche per conoscere. In questo caso “Un uomo chiamato Bob Dylan”.


Da Diana Daneluz dianadaneluz410@gmail.com