Alla Fabbrica del Vapore di Milano, l’opera di Jean Marie Barotte

La Fabbrica del Vapore di Milano accoglie, dal 4 al 31 ottobre prossimo, la prima importante retrospettiva dedicata all’opera di Jean-Marie Barotte (1954-2021), promossa da Comune di Milano – Cultura e Fonds Barotte Madau con l’associazione T.Art e prodotta da Fonds Barotte Madau e Fabbrica del Vapore. La mostra, allestita nello Spazio Messina al piano terra, è curata da Chiara Gatti e Marco Bazzini con la direzione artistica di Maria Cristina Madau.

Da sinistra: Macchina dell’Amore e della morte di Tadeusz Kantor. (Tadeusz Kantor) Teatro Litta, Milano 1987.
“Non accadde a San Silvestro”. Regia di Luigi Arpini, con Marzia Loriga,  Giovanni Battista Storti, Jean Marie Barotte,  Alessandra Magliani, Ariel Genovese.
“Parata senza coccodrillo”, regia di Luigi Arpini, con Jean Marie Barotte, Marzia Loriga, Alessandra Magliani, Moni Ovadia, Giovanni Battista Storti. Teatro Alkaest con CRT Centro di Ricerca per il Teatro, Milano, 1° giugno 1984.

Jean Marie BAROTTE
Milano, Fabbrica del Vapore
4 – 31 ottobre 2024
inaugurazione: 4 ottobre 2024

A cura di Chiara Gatti e Marco Bazzini
direzione artistica di Maria Cristina Madau
 
Una retrospettiva dell’artista italo-francese Jean-Marie Barotte

Nato nel 1954, da padre francese e madre italiana, dopo diverse attività negli ambienti della scena culturale milanese, in particolare con la compagnia milanese Teatro AlKaest, Jean Marie Barotte abbraccia il mondo del teatro di ricerca, che lo porta a vivere l’esperienza di attore, diretto dal grande regista e pittore Tadeusz Kantor. A partire dalla fine degli Ottanta, forte degli anni di sperimentazione trascorsi al fianco del grande regista, in Barotte nasce l’esigenza di sviluppare un proprio linguaggio, realizzando i suoi primi disegni, durante le tournée, nelle camere d’albergo in giro per il mondo. Da qui inizia il suo percorso come artista, per dare una nuova forma al proprio pensiero, giungendo così alla pittura.

Il mondo espressivo dell’artista ha la fisionomia del viaggio interiore, viaggio che prende spunto e ispirazione dalla letteratura e dalla filosofia: i legami con l’opera letteraria di Edmond Jabès, l’opera poetica di Paul Celan, il percorso spirituale di San Juan de la Cruz, l’opera filosofica di Jacques Derrida, ispirano l’artista in una continua narrazione filosofico-pittorica. Le sue opere testimoniano una profonda riflessione, formale e concettuale, maturata di pari passo col suo cammino intimo; quel cammino che nella serie ispirata alla Noche oscura del alma di San Juan de la Cruz conduce dall’oscurità alla luce. I neri vellutati fanno affiorare un lontano barlume e rivelano una via alternativa all’oscurità, dando forma a quel continuo dialogo dell’esistenza con l’orizzonte fragile della finitudine.

Le opere di Jean-Marie Barotte sono soglie che si affacciano verso visioni di mondi, che l’artista svela allo spettatore, rendendolo partecipe. Ognuna di queste soglie ci esorta alla meditazione e ci invita ad abbandonare il flusso dei nostri pensieri; crea le condizioni formali per condurci davanti all’abisso per contemplarlo senza paura.

L’allestimento trasformerà per la prima volta gli spazi della Fabbrica del Vapore in un labirinto di stanze, come studioli claustrali o piccole wunderkammer, connesse fra loro a evocare la linea del tempo, il flusso dei pensieri e quel margine di demarcazione fra ambienti e mondi diversi, ma allo stesso tempo comunicanti.

La mostra traccia la riflessione dell’artista dal 1987 con Au commencement était le signe, l’inizio del suo percorso pittorico durante le tournée internazionali con il teatro, fino a Tout se tient en équilibre précaire, realizzato nel dicembre 2020, un mese prima della sua morte.

L’iter della mostra si configura come un cammino iniziatico costituito da nove stanze tematiche: La Stanza del teatro, Au commencement était le signe e Il giardino segreto, Méditations érotiques, La noche oscura, Voyage de l’âme, NEROCENERE, Cosmografie, l’Installazione Ultima Suite,  e Tout se tient en équilibre précaire.

Il metodo di lavoro di Barotte procede per sottrazione: togliere quanto più è superfluo e soggettivo per avvicinarsi all’essenza dell’oggetto di studio.

Il senso profondo dei suoi silenzi e delle sue assenze è da considerarsi una lunga meditazione che si manifesta attraverso la sua ricerca, le materie impalpabili, le forme, i segni, i neri alchemici dai quali emerge la luce e il colore. La sua pittura si esprime come una poesia muovendosi tra continui rimandi filosofici. Jean-Marie Barotte, nel corso della sua inesausta ricerca sui mezzi e sul linguaggio della pittura, ha creato il suo proprio nero fumo attraverso una tecnica personale, sedimentando con ritualità la cenere, “ciò che resta del fuoco”. Jean-Marie Barotte ha usato la scrittura poetica e filosofica come detonatore pittorico, affidando all’immagine ciò che il fuoco lasciava.

“L’eredità ideale dei classici ha portato Barotte a riflettere – sottolinea la curatrice Chiara Gatti – sul linguaggio stesso della pittura contemporanea come frutto di una rilettura del passato e della sua interpretazione in chiave attuale. Segno, tono, velo, nero e luce fanno infatti parte di un lessico che deve le sue origini all’insegnamento di autori del XVII secolo che hanno studiato l’ombra come luogo delle possibilità. Il modello caravaggesco, gli splendori del Siglo de Oro spagnolo o l’identità indelebile della cultura olandese, da Gerrit van Honthorst a Rembrandt van Rijn, hanno alimentato lo studio di Barotte e la sua vocazione a una poetica del buio. La sua vasta formazione letteraria, i testi di Edmond Jabes o di Jacques Derrida, attorno ai quali ha forgiato una narrazione intima tradotta in gesti e colori, ha attinto anche a fonti visive radicate nell’eredità dei grandi pittori fiamminghi, in quell’acuto senso del sacro che sposa il profano all’interno dei dipinti a olio di un’epoca dedita ai temi eterni e giganteschi della vanitas e del memento mori. L’analisi dell’opera ancora inedita di Jean-Marie Barotte rivelerà così aspetti inesplorati del suo legame con una tradizione iconografica che ha attraversato l’Europa del Seicento e vede la sua pittura odierna come il risultato di una profonda assimilazione di tali premesse mescolate, però, al vocabolario informale del Novecento e, soprattutto, a quel lato filosofico dell’epicentro parigino, erede degli studi di Georges Bataille.” Chiara Gatti

“Il piccolo formato utilizzato da JMB è il desiderio di trasportare su tela il gesto minimo, sussurrato più che tracciato dall’azione del pittore. Si tratta di un’approssimazione al silenzio che squarcia il campo del vedere per aggiornare lo sguardo oltre l’immediatezza del nostro reale. Riporta a uno spazio della cura che significa inclinazione verso l’altro, anche quando l’altro è la minuta superficie che accoglie i colori.” Marco Bazzini

La mostra sarà accompagnata da un catalogo monografico edito da Silvana Editoriale con testi critici di Marco Bazzini, Chiara Gatti, Sara Chiappori, Federico Crimi. Direzione artistica Maria Cristina Madau.


Orari di apertura mostra:
dal lunedì al venerdì apertura dalle 12 fino alle 20
giovedì dalle 12 fino alle 22
sabato e la domenica apertura continuata dalle 10 alle 20.

Ufficio Stampa:
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
www.studioesseci.net
Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net

Tuscania: Inaugurata la mostra “Martyres” dello scultore David Booker

Sabato 13 luglio si è inaugurata con grande successo la mostra “Martyres” dello scultore David Booker presso il cinquecentesco Palazzo Fani di Tuscania. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino all’8 settembre, è un’occasione unica per ammirare la poetica degli scarti nelle opere di questo originale artista, unico nel panorama artistico internazionale a coniugare la metafisica degli oggetti recuperati con il tema della testimonianza delle idee.

All’inaugurazione erano presenti l’artista David Booker, l’Assessore alla Cultura di Tuscania Stefania Nicolosi, il Presidente dell’ACTAS AnnaMaria Sartori, la storica dell’arte Valeria Giovagnoli, che ha presentato il percorso espositivo, e l’imprenditore Francesco Urbanetti dello scatolificio Cartex, che ha messo a disposizione i mezzi per il trasporto delle due sculture in mostra.

Sabato 13 luglio 
presso il cinquecentesco Palazzo Fani di Tuscania è stata inaugurata con grande successo la mostra “Martyres” dello scultore David Booker. 


La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino all’8 settembre, presenta ben trentotto opere su carta e due sculture in un allestimento che ripercorre  la Poetica degli Scarti di questo originale artista australiano e presenta nel magnifico salone centrale le storie dei Santi Martiri patroni di Tuscania, in un felice connubio tra la metafisica degli oggetti recuperati ed il tema della testimonianza delle idee.

La mostra “Martyres” si articola in tre diverse sale: la Sala delle Scatole e dei Cartoni, la Sala dei Pezzi meccanici e la Sala dei Martiri e delle Sculture. In ogni sala, Booker ci invita a riflettere sul senso della vita, della morte e della memoria, sulla solidarietà e sulla forza delle idee da difendere fino al martirio, attraverso opere che mettono al centro del nostro sguardo il cartone, scatole vuote e oggetti di recupero.

Le Scatole di Cartone e le composizioni di Pezzi Meccanici, diventano protagonisti di veri e propri ritratti, reperti del quotidiano che come reliquie prendono parte ad una narrazione universale e rivelano il loro significato solo allo sguardo contemplativo che ne riconosce il valore di messaggio. Una vera e propria poetica degli scarti che ci sorprende per l’inaspettata espressività di questi elementi, scelti e prelevati dai contenitori del riciclo per essere disegnati in grandi composizioni, e sottoposti dall’artista a un processo di trasfigurazione che ne sublima la forma fisica in natura morta metafisica.

Nel grande salone centrale dedicato ai Martiri e alle sculture, l’artista sviluppa il tema della testimonianza delle idee come motore del cambiamento culturale attraverso il ricordo dei martiri dei primi secoli del cristianesimo. Proprio ai Santi Martiri patroni della Città di Tuscania, Secondiano, Veriano e Marcelliano sono dedicate alcune grandi opere realizzate per l’occasione. Le figure sono rappresentate dall’artista nella loro umanità, connotate dalla fragilità e dalla laica determinazione che preludono alla santità.

Accanto alle opere, per facilitare la comprensione del suo metodo di lavoro, David Booker ha esposto i modellini che ha sagomato nel cartone e disegnato dal vero per dar vita ai protagonisti e alle storie dei Santi Martiri assimilate attraverso la lettura dei testi messi a disposizione dal Gruppo Archeologico di Tuscania.

Le Sculture, una ricavata da un grande tronco di cedro, e l’altra in bronzo, intensificano il messaggio di umanità e solidarietà delle storie dei Martiri presentando, ciascuna, due figure unite tra loro che rappresentano il tema del legame tra due individui. Le figure si intersecano e si fondono in un corpo solo per esprimere la forza e la fragilità umana con eleganza arcaica e monumentalità.

La mostra “Martyres” rappresenta un’importante occasione per valorizzare il patrimonio artistico e culturale di Tuscania. Le opere di David Booker, infatti, entrano in dialogo con la storia e la bellezza del borgo, creando un’esperienza unica per i visitatori che sono coinvolti in un percorso contemplativo in cui l’arte innesca connessioni di senso tra le persone e i manufatti antichi, gli spazi architettonici ed il paesaggio, trasformando l’esperienza di visita da emozionale a culturale.

L’evento è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra l’artista, l’A.C.T.A.S. Associazione Culturale Turismo Arte Spettacolo, il Comune di Tuscania, la Banca di Credito Cooperativo di Roma e lo scatolificio Cartex di Civita Castellana. Un esempio virtuoso di sinergia tra pubblico e privato per la promozione dell’arte contemporanea e del turismo sostenibile.

Le opere di Booker sono cariche di significato e di emozione, e riescono a suscitare nello spettatore una profonda riflessione. La mostra “Martyres” è un’esperienza da non perdere per tutti gli amanti dell’arte contemporanea.

La mostra è ad ingresso gratuito ed è visitabile fino all’8 settembre, dal venerdì alla domenica, con orario dalle 18.00 alle 20.00. In occasione della Notte Bianca di Tuscania, sabato 20 luglio la mostra resterà aperta anche dalle 21.00 e fino alle 24.00.


Martyres: opere di David Booker
Tuscania, Palazzo Fani
Dal 13 luglio all’8 settembre 2024
Ingresso libero dal venerdì alla domenica orario 18.00 – 20.00

Valeria Giovagnoli
exhibition manager
valeria.giovagnoli@gmail.com

Sistiana: “Laboratori futuribili”, dedicati a manufatti e prototipi in pietra di Aurisina

La mostra “Laboratori futuribili”, dedicata ai disegni, ai manufatti e ai primi prototipi in pietra di souvenir realizzati con la pietra di Aurisina e non solo, approda nella pertinente location di Sistiana, a Portopiccolo, dopo la sua prima presentazione nell’ambito dell’esposizione organizzata dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis “Da Lubiana a Trieste, la pietra di Aurisina in Italia e nel mondo” al Magazzino 26 di Porto Vecchio Trieste.

CARSO CREAT(T)IVO / LABORATORI FUTURIBILI 
IN MOSTRA ALLA PORTOPICCOLO ART GALLERY
NEL SEGNO DELL’INCLUSIVITÀ


INAUGURAZIONE SABATO 20 LUGLIO 2024 – ORE 19.00

Alla Portopiccolo Art Gallery di Sistiana (Duino Aurisina -TS), sabato 20 Luglio 2024, alle ore 19.00, è in programma l’inaugurazione e la visita alla mostra, organizzata da CASA C.A.V.E. e realizzata a cura della giovane scultrice Greta Fila e del maestro scalpellino Jernej Bortolato, in collaborazione con Oltre Quella Sedia APS onlus- Trieste, C.E.O. Malchina / Cooperativa La QuerciaGRAMAR Marmi S.r.l., Estplore, Circolo culturale sloveno SKD “Igo Gruden”.
In mostra, anche le sculture di Greta Fila e dello scalpellino Jernej Bortolato e le originali creazioni delle artiste Giuliana Balbi,  Paola Bernasconi, Selene Barsanti, Fabiola Faidiga, Alessia Semeraro, Laura Zuliani, nonché le foto di Massimo Goina, Maria Cristina Marzola, Giulia Venus


“La mostra Laboratori futuribili” è stata realizzata nell’ambito del progetto Carso Creat(t)ivo ideato dall’Associazione Casa C.A.V.E.” – afferma la presidente e co-ideatrice Fabiola Faidiga” –  “con la direzione artistica di Maddalena Giuffrida e la co-ideazione di Sara Famiani, ha avuto come principale obiettivo la valorizzazione delle risorse naturali, storiche ed etnografiche del territorio, in un’ottica creativa, inclusiva e di sviluppo territoriale e turistico. Finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia” – continua Fabiola Faidiga – “il progetto si è articolato in un programma esperienziale che individua nel ruolo dell’artista/scultore e di altri esponenti della cultura e della ricerca naturalistica, del sociale, delle aziende marmifere e del territorio, come importanti catalizzatori di identità e di sviluppo. In questa esposizione sno riassunti gli eventi di Carso Crea(t)tivo ed esposti i primi gadget souvenir realizzati con la nostra pietra e non solo, originali e preziosi testimonial delle parole che sono state l’anima di tutto il progetto: “solidarietà, collaborazione, inclusività e creatività” .
Laboratori futuribili sono laboratori inclusivi per la progettazione di souvenir in pietra e si sono svolti attraverso più fasi di lavoro con gli ospiti del C.E.O. di Malchina e dell’Associazione Oltre Quella Sedia APS onlus-Trieste, guidati rispettivamente dalle coordinatrici Erica Margarit e Ilaria Tognoni. Dalle mani dei partecipanti sono nate nuove piante, fantastici animali, paesaggi incredibili e molto altro ancora: due foglie, una di “scotano/sommacco” e l’altra di “quercia”, si sono distinte per chiarezza, espressività e forza iconica, e sono state scelte per la realizzazione in pietra dei primi due prototipi di design souvenir, realizzati dall’azienda Gramars.r.l. di Aurisina Cave, con i disegni digitali di Carlo Gruden.


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